Mi chiedono spesso, nelle ultime settimane, un parere riguardo alla tragedia avvenuta in Marmolada. Sono più che certo che non tutti siano soddisfatti delle mie risposte. Forse perché coltivo un interesse distaccato rispetto questi tragici eventi naturali (poi spiego perché), forse perché ho la propensione a giudicare simili disgrazie non solo derivanti dalla casualità, forse perché ogni volta che purtroppo ci troviamo di fronte a simili avvenimenti torna con una certa regolarità una tendenza ormai vecchia di anni (ma solo in questi casi) che sposa il concetto della “montagna assassina”.

Tutti motivi che, tuttavia, non mi impediscono di ascoltare. A maggior ragione se si parla di luoghi che, credo, di conoscere bene. Ho ascoltato infatti, e con molto interesse, un pò di tutto al punto che talvolta avevo una certa difficoltà a liberarmi dalla sensazione (brutta) di trovarmi di fronte a uno spettacolo improvvisato che tuttavia aveva una radice diversa: parodia, dramma o comica. C’è stato chi ha proposto di segnalare i pericoli di un sentiero con la bandierina rossa come fanno i bagnini quando il mare è burrascoso, chi ha proposto una immediata gigantesca “zona rossa – off limits” su tutto il territorio per impedire a sprovveduti di farsi male e di conseguenza essere oggetto di sperpero (?) di fondi destinati al Servizio Sanitario Nazionale, chi ha proposto un regime di controllo pubblico, stile poliziesco, di ronda costante per impedire certi itinerari piuttosto che altri. Ho ascoltato celebrati alpinisti di certa (?) fama (?), con 8.000 nel curriculum (non parlo ovviamente di Messner che ha la mia stima incondizionata), leggere il compitino scritto in anticipo dove la figura dell’illuminato era prevalente, ho ascoltato generali, politici, presidenti delle più ingegnose associazioni.

Io credo che il problema sia essenzialmente uno e uno soltanto: la salvaguardia dell’ambiente.

Di ambiente si parla molto, si cercano firme per i motivi più disparati (obiettivo comunque nobile), si riuniscono (a spese nostre) i categorici organismi mondiali. A distanza di ore di discussione (di niente) si danno dei termini che non solo non vengono mai rispettati ma diluiti nei prossimi 50 anni o giù di lì. Si organizzano manifestazioni, i politici (tutti) pongono l’ambiente nei loro programmi, fra i loro obiettivi: stanzieremo tot miliardi per fare questo e quello, difenderemo quest’altro, salveremo, tuteleremo, vigileremo e così via. Il risultato amici miei è che nessuno fa niente. Questa purtroppo è la realtà. Non stiamo facendo niente. Ecco perché dicevo di avere un atteggiamento distaccato. Nessuno fa niente. Certo tutelare l’ambiente costa, c’è poco da fare, un bell’incremento economico-finanziario invece è sintomo di profitto (siamo sempre lì …). Nei primissimi anni ’90 molti di noi confluirono nella neonata organizzazione di Mountain Wilderness, certo era un’organizzazione finalizzata all’ambiente montano ma qualche risultato lo ottenemmo nonostante il problema ambientale non fosse ancora di dominio pubblico. Molti ci consideravano una sorta di intellettuali alla moda e invece eravamo solo curiosi “vagabondi” dell’alpinismo, dei “barboni” pensanti. Sono passati 30 anni e non è cambiato niente. Luca Calzolari, Direttore di Montagne 360, ha scritto nel Suo più recente editoriale (“Perché insisto tanto”): “… il rispetto per l’ambiente e per il nostro stesso pianeta si risveglia dal letargo della ragione solo quando eventi senza precedenti colpiscono la vita di tutti come un sonoro ceffone”. Ha perfettamente ragione, leggetelo, ne vale la pena.

Tragedie come quella in Marmolada non sono sintomo di mancata consapevolezza. In troppi ancora oggi si avvicinano alla Montagna e la frequentano, è vero, in scarpe da ginnastica e senza nessuna conoscenza specifica. Questo è un problema, inutile negarlo. Ma io credo che la stragrande maggioranza dei frequentatori della montagna non siano sprovveduti, sanno molto dell’attività che praticano e fanno scelte consapevoli in base ai propri mezzi. La tragedia della Marmolada esula da tutto questo. Non per niente nel momento in cui ci si avvicina al ghiaccio, e si entra nel mondo dei ramponi e delle piccozze, bisogna abbandonare il concetto di escursionismo perché si entra nel mondo di un itinerario alpinistico e chi è morto sulla Marmolada lo sapeva perfettamente. Non a caso fra le vittime ci sono anche tre Guide Alpine (poi, se proprio vogliamo, possiamo aprire una discussione sul fatto che qualcosa sia stato sottovalutato) ma possiamo fare poco nei confronti di un enorme seracco che improvvisamente ti cade sul capo e qui mi ricollego al fattore casualità. Per chi è rimasto sotto è sicuramente una casualità ma cosa si è fatto per evitarla? Uno studio serio portato avanti dai migliori tecnici in circolazione nel mondo stabilisce che entro il 2050 i ghiacciai dell’arco alpino si saranno ridotti mediamente tra il 60 e il 95%. Le promesse non bastano più, occorre fare qualcosa di più. Ma sul serio …. Se sarà necessario, anche se ho qualche anno nello zaino, io ci sarò. La montagna non è mai “assassina”, la Montagna è libertà anche se non va presa alla leggera. E noi non siamo tutti stupidi idioti che rincorrono la morte mettendo in gioco le proprie vite come talvolta qualcuno ci descrive senza rendersi conto che è lui a passare da fesso.

Un pensiero su “MARMOLADA … UN BREVE COMMENTO di Roberto Masoni”
  1. scrivi: la stragrande maggioranza dei frequentatori della montagna non siano sprovveduti, sanno molto dell’attività che praticano e fanno scelte consapevoli in base ai propri mezzi. Forse questo vale per le guide ed altri ma non vale per i clienti che si affidano appunto alle guide perchè sono incapaci di fare scelte consapevoli e quindi si affidano al professionista. Se io ed un altro mio compagno decidiamo di passare sotto al seracco della Marmolada alle 2 di pomeriggio siamo consapevoli del rischio che corriamo ma se sono un cliente di una guida mi affido a lei per la mia sicurezza e francamente portare un cliente o gli allievi di un corso in una situazione del genere non mi sembra una grande idea. 99 volte può andare bene ma basta una volta…

Rispondi a Carlo Barbolini Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *